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Pedagogia e modelli educativi

La famiglia


Anche il mondo educativo fa i conti ormai con una realtà globalizzata che rende più complicato ogni sforzo per vivere secondo quanto si è più volte concordato: all’interno di regole chiare.
Silvia Vegetti Finzi e altri autorevoli clinici spiegano bene nei loro libri come si assista oggi ad una inversione di ruoli tra genitori e figli, mentre invece deve avvenire un progressivo allontanamento dei primi dai secondi attraverso la parola. I ruoli nella famiglia devono essere ben definiti perché non c’è paritetica fra le posizioni dei genitori e quella dei figli.
Si parla di “cornice delle regole” nonostante il passato modello pedagogico sia andato in frantumi.
L’alterità dei ruoli si gioca oggi sul piano della “libertà” individuale, ma occorre sempre ricordare che essa si concretizza a partire da un dovere che si confina con il diritto dell’altro. Il senso etico dell’esistenza è un concetto del passato, ma ancora oggi va incoraggiato per venire meno a comportamenti al limite del socialmente permesso. Per realizzare ciò occorre imparare a scegliere e ricordarsi che ogni scelta porta con sé una rinuncia a quel senso di onnipotenza che ritroviamo spesso diffuso ad ogni livello sociale e in tutte le categorie. Occorre contenimento comunque anche se il super-io di ieri era “non devo” e oggi è divenuto “non posso, non ce la faccio” per vivere la vita come una opportunità che genitori, scuola e mass-media offrono rispetto alle aspettative individuali.
Oggi più che un tempo la vita di un ragazzo si autodefinisce con l’esperienza della fiducia attraverso gli strumenti affettivi, che non devono però arrivare alla compensazione oggettuale perché provoca senso di abbandono e ricerca di falsi idoli. L’ autorealizzazione si ottiene attraverso il confronto, un confronto che dialoga in difesa delle singole identità, quella familiare, fisica, valoriale, etc.
Un aspetto importante su cui si è imperniato il modello pedagogico del passato, per altro non troppo lontano dall’attualità in cui viviamo, era la distinzione fra desiderio e bisogno: l’attesa del compimento di una soddisfazione. Così facendo si maturavano riflessione e capacità di discernimento e veniva meno quella leggerezza genitoriale di oggi di offrire tutto e subito alle nuove generazioni creando insoddisfazione e infelicità. La società è cambiata, questo è certo, e in termini più complessi, però non può essere il consumismo l’unico tram dei desideri, occorrono l’esempio e l’affetto veri, quelli che derivano dalla condivisione dei successi e dei fallimenti personali con la famiglia, ancora l’ambito in cui si possono esprimere valori quali fiducia, onestà e impegno. E quindi ancora una volta la famiglia è al centro dei modelli educativi e carica di significato pedagogico per ogni individuo nato, da sostenere con l’uso autentico delle forze in seno ai ruoli genitoriali a loro volta convinti assertori
della competenza di tutti gli altri organi educativi, tra cui in primis la scuola.

Pedagogista ANPE – Cristina Gentilin
[Redatto febbraio 2021]

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