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Pedagogia e malattia


La novità per la quale oggi c’è tanto affanno è la “malattia”, sia quella fisica che quella mentale; ne sono afflitti tanto i giovani quanto i meno giovani.
La sofferenza di cui si fa carico la malattia è grande: il significato di tanto dolore è insito nella natura umana che per circostanze certe prende il sopravvento nella condizione di malessere. I bambini e i ragazzi sono spesso vittime di tanto dolore in quanto la società non si fa più prossimo, ma delega a terzi il compito di proteggerli da tale condizione. La società, il mondo della comunicazione, non si sustanziano più dell’elevazione a condizione umana, ma orientano il proprio messaggio nella direzione opposta a quella della vita. Ne consegue che i vari contesti educativi non riescono più a limitare e a contenere la realtà individuale secondo i riferimenti della tradizione pedagogica e così non si riesce a “controllare” la condizione di sofferenza umana.
Per arrivare a tali condizioni di disinteresse verso l’altro che soffre la pedagogia si avvale della propria storicità mai terminata ovvero attuale. Sono i protagonisti del periodo storico più vicino al presente che possono illustrare la verità di quanto oggi accade nella nostra società : gli esempi sono molteplice ognuno di essi contribuisce a raccontare quanto di più bello appare nell’essere umano.
Socrate aiutava i ragazzi a limitare la propria finitezza affermando che la consapevolezza di accertare la personale superiorità con la superficialità dell’età va ricondotta all’unicità dell’essere adulto consapevole di avere il limite insito in se stesso.
E la malattia appartiene proprio all’essere vivente e senza scoramento occorre proteggere ogni vita umana da tale condizione.

Pedagogista ANPE – Cristina Gentilin
[Redatto febbraio 2023]

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