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Pedagogia e comunicazione


Il sistema educativo nel suo complesso appare ed è in continuo sviluppo.
Aggiornarsi sulle tematiche della Pedagogia dovrebbe essere un dovere per tutti coloro che hanno a che fare con l’Educazione, processo che continua per tutta la vita, ma troppo spesso la velocità dei tempi che viviamo, parzialmente ora rallentati e modificati dalla pandemia in corso, Covid-19, ne impedisce lo svolgimento.
Altro aspetto non secondario è che l’aggiornamento si attua attraverso l’esperienza diretta senza alcuna mediazione competente.
Eppure oggi il Pedagogista c’è, ma non si vede, anche perché la supremazia del sanitario ne offusca i tratti, le caratteristiche, i messaggi.
E’ possibile avvicinarsi alla comunicazione educativa attraverso i canali tecnologici cui hanno attinto molte pedagogiste per dare maggiore visibilità alla propria figura professionale in linea con i tempi, ma non ci sono solo queste strade.
La Pedagogia si struttura attingendo da altre discipline, quindi queste avrebbero il dovere di distinguere e limitare il proprio intervento alla propria area di intervento.
Anche i mezzi di comunicazione di massa spesso divulgano notizie senza alcuna considerazione della Pedagogia come disciplina del fare educativo per eccellenza, e lo fanno senza che il lettore se ne accorga.
Comunicare significa mettere in comune qualcosa, in questo caso specifico, l’agire educativo, quindi affidarsi al sapere esperto di un Pedagogista la cui competenza è frutto di studi aggiornati e approfonditi sul tema omonimo per potere scambiare pensieri e azioni educative.
Laboratori pedagogici o simili, vengono già svolti all’interno di alcune strutture educative, con buoni risultati per entrambi gli interlocutori, ma ne esistono anche on-line, basta fare una ricerca attenta e precisa sul web.
La parola pedagogica non giudica, ma incoraggia e sostiene il lavoro educativo di tutti gli operatori coinvolti e interviene sul soggetto da educare in modo delicato e rispettoso, sempre in linea con la regola aurea che quando si fa educazione si cresce insieme e insieme vanno trovate le soluzioni alle difficoltà che derivano dallo sviluppo dell’individuo educato.
Anche quando il bambino è piccolo occorre sapere riconoscere i suoi pianti e le sue reazioni per poter intervenire con la comunicazione, verbale e/o non verbale e via via si continua su questa strada aggiustando l’intervento a seconda dell’età di chi è il soggetto della nostra “mano educante”.
Ho usato la simbologia della mano perché rappresenta il mezzo fisico più idoneo per affrontare la vita come percorso che avviene attraverso l’accompagnamento nelle varie tappe che caratterizzano la crescita individuale.
Pedagogista ANPE – Cristina Gentilin
[Redatto ottobre 2020]

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