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Pedagogia e diversità a scuola

(parte 2)


Mi chiedevo un tempo come darla, averla e vivere la diversità se non in funzione di un fine comune come quello della partecipazione attiva alle esperienze di crescita e provo ora ad addentrarmi nel delicato e complesso tema.
Non può esserci il singolo senza l’altro perché, come ci insegna Aristotele, “l’uomo è un animale sociale” ; in quanto tale , va riconosciuto all’uomo il diritto al gruppo, un tutto che non è somma delle singole parti, ma insieme armonico in cui il singolo dà e riceve. In questa ottica, la scuola va intesa come luogo in cui le diversita’ coesistono in funzione di apprendimenti indispensabili alla stessa vita di gruppo che ciascuno esperisce nella quotidianità per la sua natura umana. Così dicendo , proposte importanti possono essere la collaborazione tra età diverse, l’ascolto di storie, la conoscenza di vari sistemi di calcolo e altri esempi che potrebbero continuare all’infinito.
Oggi più che mai, è importante progettare la scuola secondo obiettivi educativo-formativi che valorizzino la diversità in direzione dello sviluppo armonico , quello stesso sviluppo così ben descritto nell’attualissima Legge Quadro 104/92 art. 12, comma 3.
L’esperienza di umanità offerta agli studenti da una scuola sempre più multi-tinte permette di promuovere nella società civile persone capaci di “imparare ad imparare” attraverso dialogo, confronto e rispetto della regola, in sintonia con una massima di Democrito ancora attuale : “Ogni paese della Terra è aperto all’uomo saggio: perché la patria dell’uomo è l’intero universo”.
Stando così le cose si può capire perché lo studio e la conoscenza del proprio patrimonio artistico culturale e storico rappresenti il migliore veicolo di interculturalità che è alla base della diversità. Studiare oggi non significa sommare conoscenze bensì integrarle su un substrato comune di esperienze : ogni cultura sottende uno sviluppo simile tra popoli che se acquisito in forma critica permette al singolo individuo di comprendere la finalità comune dell’esistenza, collaborazione per il bene generale.
Ho già evidenziato come i giovani oggi abbiano compreso che il bene comune del Pianeta Terra abbisogna di un alto senso di responsabilità per un divenire prospero e sempre migliore e aggiungo che se la società educante non sviluppa sensibilità verso tutto ciò che circonda ogni singolo individuo diventa impossibile investire nel futuro. Le radici sono indispensabili per garantire continuità tra passato, presente e futuro, con lo sguardo rivolto in direzione della globalità di cui siamo venuti a fare parte in un tempo molto rapido , con conseguenze talvolta catastrofiche, ma foriere di progettualità nuove per il benessere globale.
In questo processo di crescita che riguarda tutti il cambiamento fa da protagonista e ci sollecita a cogliere sempre con attenzione i risvolti più diversi messi in gioco dal progredire della conoscenza che per essere fruttuoso necessità di spiriti illuminati e propensi a modificare lo stato attuale della realtà in direzione di valori educativi che valorizzino la complessità.

Pedagogista ANPE – Cristina Gentilin
[Redatto dicembre 2020]

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