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Pedagogia e diversità a scuola


In un tempo precedente al presente scrivevo che l’ uguaglianza è alla base della diversità nella scuola italiana soffermandomi sul fatto che ovunque nel mondo, la società civile si fonda ormai sulla presenza della diversità che nell’istituzione scolastica diventa l’urgenza quotidiana.
Se prima nella scuola italiana l’accezione del termine ”diverso” si riferiva quasi esclusivamente al “diversamente abile”, ora il termine sta assumendo sempre più connotazioni culturali, sociali, religiose e razziali. Così, sono le disposizioni legislative previste nell’ ordinamento normativo a rappresentare la garanzia per la salvaguardia dei “Diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino” (1789).
L’uomo e il cittadino di cui si occupa oggi la scuola, nella fattispecie quella italiana, è sempre più "individualizzato" rispetto alla sua integrazione.
Le diversità, di cui si difendono i diritti in vari articoli della nostra Costituzione, seguono percorsi formativi personalizzati in linea con le Indicazioni ministeriali attualmente in vigore e, strano a dirsi, il soggetto di cui alla Legge 104/92, e i suoi aggiornamenti, sta crescendo insieme ad altri individui altrettanto “diversamente abili”: per lingua, per livello socio-economico, per razza, per religione, per cultura, etc.
La soluzione di continuità della questione sulla diversità si trova nell’appartenenza ad un insieme organizzato che va sotto il nome di Cittadinanza.
Aggiungo ora che la diversità rappresenta anche fuori dalla scuola la possibilità concreta di confrontarsi su aspetti personali talvolta critici.
Non mancano tuttavia esempi di incontro in cui la diversità venga percepita come un ostacolo alla propria possibilità di espressione e allora la ricerca va verso lo straniamento dal soggetto che evidenzia le personali caratteristiche, appriopriandosi della propria identità in modo forte.
Anche in questo caso però, l’effetto della diversità è costruttivo e si arriva ad un arricchimento complessivo della realtà.
Certo, in questi casi, ci si allontana, ma solitamente con l'obiettivo di arrivare ad accettare la propria diversità dall’altro da sé e indirizzarsi verso espressioni di sé che non si conoscono o si conoscono poco.
La diversità è quindi fonte di arricchimento, sia che porti ad un completamento, sia che determini in modo più definitivo la propria personalità.
I ragazzi di oggi crescono di più e se ben orientati, anche meglio proprio perché più protagonisti della vita in gruppo dove confluiscono aspetti di personalità diversi.
La forza che i giovani devono acquisire presuppone da parte dell’adulto educante sensibilità, competenza e ostinazione nel processo educativo proprio allo scopo di permettere di conoscersi e riconoscere quelle caratteristiche che diversificano ogni singolo soggetto.

Pedagogista ANPE – Cristina Gentilin
[Redatto dicembre 2020]

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